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V Praze, 23. května 1611.



Medici velkovévodovi Toskánskému: V úterý císař povolal Zúňigu, aby se ujal jednání s králem; bude pro volbu Matyášovu v říši, dostane-li se císaři zadostiučinění; Zúňiga jednal s Leuchtenberkem a s Mollartem o pěti podmínkách, za jakých císař propustí Čechy z přísahy; králi by nebyly proti mysli, ale stavové nechtěli připustiti Rudolfovu účast na vládě a žádali ho, aby je zprostil přísahy, což císař konečné po delším jednání učinil, žádaje pouze, aby se mu prozatím ponechaly jeho důchody; hned se konaly poslední přípravy ke korunovaci, a stavové jednali s králem o svých žádostech; král slíbil po obtížném jednání, že jejich požadavky předloží na prvém místě budoucímu sněmu; celou noc před korunováním se jednalo, ježto stavové chtěli do obvyklého reversu vložiti své požadavky, ale Ladislav Popel z Lobkovic strhl proti tomu poplach, a stavům povolena jen náboženská jednota zemí bez újmy katolíků; revers podepsán až po 10. hodině dopoledne; Moravané chtěli úřad místokancléře a navrhovali k němu 4 kacíře; Slezané se spokojili s odkladem podpisu reversu po korunování, načež nastaly korunovační průvod, obřady a hostina, jež Medici popisuje; císař ještě poslední noc chtěl způsobiti odklad korunování; při tom padly mnohé výčitky; při korunování se mluvilo o sňatku Matyášově s arcivévodkyní z Inšpruku; jednání s Pasovskými bylo ukončeno.

Dešifrát v státním archivu ve Florencii: cod. nro 4366, carteggio universale.

Sermo signore. - Martedì [T. j. 17. května.] fu chiamato ľ ambasciatore di Spagna dal ľ imperatore il quale gli ricordò, quanto sempre riavesse servito al re di Spagna et quantoperò sperasse ogni aiuto da quella M, confidando particolarmente tra suoi ministri nella persona sua che haveva conosciuta sempre amorevole verso di se, et che parendoli adesso tanto strano, che se gli volesse torre una corona doppo ľ altra, lo pregava a volersi intromettere in questo negozio. Et ľ ambasciatore doppo havere corrisposto a complimenti, gli disse, che havendo S. M ces. ceduto questo regno, non sapeva da che verso si fare a far tornare indietro questa cessione, accennandole, che, se volesse fare il re ré de Romani, si potrebbe sperare qual cosa di meglio. Et S. M le replicò, che in questa cessione era stato ingannato et che le pareva gran cosa havere a perdere questa corona; et se non e era altro riparo, si vedesse, ctie seguisse con più honorevolezza sua fusse possibile, et che trattas[s]e col landtgravio et col Molardti et che quando le fusse data intiera sodisfazione, corrisponderebbe ancora egli a quel particolare di re de Romani. Et ľ ambasciatore replicò rincrescerle grandemente, che le cose fussero ridotte a questo stato, ma che n erono state cagione queste genti di Possa, le quali S. M stessa sapeva, quanto sempre V havesse contrariate; a che ľ imperatore non rispose più. Et trattò di poi ¾ ambasciatore col landtgravio et col Molardt, che le proposero cinque condizioni per rilasciare ď accordo il giuramento a Bohemi: che il re dovesse havere il governo, ma a nome del ľ imperatore; dovesse lasciargli parte delle signorie; dovesse crescergli la provisione che non si disegnava che di centomila talleri; potesse S. M ces. stare in Praga o andarsene a suo beneplacito, et dovesse il re fare ogni sforzo, perché fusse ceduto il Tirolo da tutta la casa a S. M ces. Condizioni che nel re non havrebbono havuta gran repugnanza, ma gli stati mai hanno voluto sentire, che ľ imperatore habbia a havere per verso nessuno attacco nel governo, che su questo s è ito dibattendo sino al sabbato, che gli stati Bohemi per volere tare hoggi la coronazione, havevono di bisogno di cavarne le mani. Et però se n andorono alia stufetta del ¾ imperatore, si fecero dare audienza, domandando secondo la promessa ľ assoluzione del giuramento, stando quivi saldi. Onde ľ imperatore fece chiamare Bransvicch et i commissarii di Magonza et Sassonia, che non operando niente, fece chiamare ľ ambasciatore di Spagna pregandolo, che volesse andare a trovare il re et pregarlo ď un altropoco ď allungamento a questa coronazione. Che dicendole lui liberamente, che non farebbe niente per diverse ragioni, non badava punto a quello si dicesse(ma solo che provasse, se si potesse ancora un poco allungare questa coronazione. Et ritornando ľ ambasciatore senza speranza nessuna del suo desiderio, si risolvette a soscrivere ľ assoluzione del giuramento, rimandando al re ľ ambasciatore, pregandolo, che fintanto che si concludesse intero accordo tra loro, volesse lasciargli ľ entrate per havere un poco da vivere per se, per i suoi servitori et per la sua stalla. Che riportò da S. M regia, che non solo gli lascierebbe, che potesse vivere honorevolmente, ma che gli darebbe anco del suo, se bisognasse.

Et subito si cominciò a dare g¾ ultimi ordini per la coronazione per hoggi, et dove prima si trattavano queste condizioni per il regno di Bohemia, credo per me, che si transporteranno adesso a un altro punto, di fare un re de Romani. Né così travaglioso giorno per ¾ imperatore fu niente più quieto per il re, perché gli stati da altra parte, contro a quello che si credeva, valendosi forse, che le cose, non s accommodavano tra i fratelli, erono dal re, al quale due giorni innanzi havevono presentate le dimande altre volte scritte, alle quali havendo S. M regia risposto, che aspettassero, che fusse coronato re, per poterle rispondere, replicorono, che gli desse prima un reverso di concedergliene, doppo che fusse coro nato; che havendo replicato il re, che nella dieta, che sha da fare doppo la coronazione, consulterebbe con degli stessi Bohemi quel che fusse convenevole, et che del giusto non mancherebbe loro, instavano, che si desse loro questa risposta in scritto, volendo pigliarla come per promessa; che il re rispose loro, che considerassero, che era venuto qua con tutte le sue forze a liberargli, che forse nessuno di loro senza lui a questa hora havrebbe vita né robba, et che tanto meno era dovere, che lo strignessero sopra cose, delle quali egli non era informato, non havendo ancora cognizione nessuna de privilegii et preminenze di questo regno. Onde doppo molte difficoltà si ristrinsero, che S. M dovesse prometterle, che le prime cose, che si tratteranno nella dieta, habbino da essere queste, il che fu loro concesso, quietandosi tutte le cose con attendersi solo alla coronazione... [Další vynechaný text se týká Leopolda, Říše, Sedmihrad, arciknížete Karla, Koloniče, Dietrichštejna, návštěv atd.]

Et stamane mene andai a casa, il detto ambasciatore, [T. j. Zúňiga, o němž právě list mluvil.] che sta nel Racino, essendo restato con lui ď andare insieme alla chiesa, et quivi intesi, che tutta la notte s è travagliato, perché dovendo soscrivere il re il riversale di promettere, doppo che fusse coronato, di confirmare tutti i privilegii concessi dag¾ altri re, vi era state messe certe clausule nelle quali virtualmente si comprendeva una tacita promessa di tutte le domande fatte da Bohemi, di che sendosi accorto il signor Ladislao Poppel [Ladislav Popel z Lobkovic.] del consiglio segreto del re, che intende bene la lingua bohéma, ci fu gran fracasso, né si fece altro, che andare avanti en dietro dal re et a suoi consiglieri segreti et agli stati, ristringendosi in ultimo, a volere un unione delle provincie per conto della religione, il che le fu alla fine concesso, con questo però, che fusse senza pregiudizio de catholici, rimettendo ľ altre cose alla dieta. Et havendosi havuto a fare ricopiare questo riversale, erono già più di dieci hore della mattina, avanti si soscrivesse.

I Moravi ancora volevono in quel punto, che si facesse prima un vicecancelliero a gusto delli stati per moderare ľ autorità del cancelliero, che s accordorono di nominare quattro soggetti al re che furono tutti eretici, fra quali egli dovesse poi elleggerne uno. S haveva a fare di più il riversale agli Slesiti con ¾ aggiunta della medesima unione, essendo camminati nel medesimo modo de Bohemi, et doppo essersi ancora con loro dibattute alcune cose, non v era tempo a fare il riversale et soscriverlo, siehe si contentorono della parola che le fu data di farlo doppo, ma in ogni modo era già più di un hora doppo mezzogiorno, quando il re montò a cavallo per andare al duomo, dove s haveva da fare la coronazione, havendo avanti di se la sua corte con tutta la nobiltà bohéma et con tre araldi con ricche sopravesti con ¾ armi ď Ungheria, Austria et Moravia. Et il nunzio di Vienna, ľ ambasciatore di Spagna et io ľ aspettammo alla porta, et seguendolo immediatamente, ľ accompagnammo nella cappella di San Vinceslao, dove s andò a vestire mettendosi un manto reale di drappo ď oro, et di quivi fu levato dal cardinale Dietricchstein che la cantato la messa et fatta la cirimonia, accompagnato da tutto il clero, conducendo il re ali altare grande rincontro al quale sotto il baldacchino stava la sedia reale, dove si pose S. M regia, stando ľ arciduca Carlo a man manca vicino ali altar grande in un luogo un poco rilevato, et il nunzio, ľ ambasciatore di Spagna et io stavamo tra S. Azza e ľ re. Et fu dal cardinale cantata la messa et usate nella coronazione tutte le cirimonie del cirimoniale. Et ricevuto dalla M S. il giuramento da Bohemi secondo il medesimo rito, si communicò per mano del medesimo cardinale. Et finita la coronazione si fece una grandissima salva di cannonate et moschettate sendo che tutta fanteria del re et de Boemi era in guardia per il Racino et nel castello. Et doppo questo, che erono più di quattro hore doppo mezzogiorno, gettandosi in quel mentre monete ï argento al popolo, sene andò il re nella sala, dove era preparata la sua tavola con quelli che dovevono magnare con lui in luogo rilevato, et più basso molt altre tavole, dove magnavano gľ uffiziali del regno, che ciascun di loro haveva una tavola et chiamava gľ amici suoi. Et andando il sigre arciduca Carlo avanti al re due passi, seguivamo S. M regia immediate il cardinale, il nunzio, ľ ambasciatore di Spagna et io. Et arrivato alla tavola, si lasciò ["lauò" rk.] il re da se, poi il cardinale, ľ arciduca, il nunzio, ľ ambasciatore di Spagna et io insieme, et il duca di Lighnitz, commissario degli Slesiti da per se solo, stando il re in capo di tavola con la corona in testa, havendo alla man destra il cardinale, al quale seguivamo il nunzio, Spagna et io con sedie pari, et dalli altra parte a man manca ľ arciduca Carlo il quale fu consigliato dal ľ ambasciatore di Spagna non disputar la precedenza con il cardinale; poi stava il trinciante che era un barone bohémo, essendo il re servito in tutto da Bohemi, et il duca di Lighniz, che veniva a essere a dirimpetto a me. Bransvicch, gľ ambasciatori di Sassonia et Magonza et il landtgravio di Laijttembergh dovevono stare medesimamente dalla banda del ľ arciduca Carlo, ma non vi vennero, vedendosi, che ľ imperatore gli facesse pregare a non v andare. Non fece il re brindis alla sanità di nessuno, che fu interpretato per non haver a far quella delľ imperatore, ma sibene fece a ciascheduno un brindis, cominciando per ordine dal cardinale, ali arciduca Carlo, al nunzio, a Spagna et a me, et nel ľ ultimo luogo al duca di Lighniz, sendosi ben bevuto in diverse maniere alla sanità di S. M regia con molta hilarità, sicome in quelle tavole basse si sentiva strepiti grandi, gridando diverse volte: Viva il re. Et è durato il banchetto sino alle 10 hore doppo mezzogiorno, il quale è stato suntuosissimo, et molto più del ¾ altre cose die sono state senza molta pompa.

Et si sta hora aspettando di sentire quel che havra fatto et detto in questo giorno ľ imperatore, che nella propria sua habitazione haveva visto trionfare di se i suoi nemici con tanti strepiti ď artiglierie, archibuse, trombe et tamburi i quali ha sempre havuto tanto in odio di sentire. Et la notte di quelle tante dispute avanti la coronazione mandò due volte ali ambasciatore di Spagna a pregarlo, che, poiché intendeva, che e era ancora delle difficoltà, volesse fare uffizio ï un poca di dilazione alla coronazione, che si potrebbono accommodare meglio le sue et quelle; et in questo atto venivono contrarii affetti a gľ amici et nemici suoi, perché a questi ne veniva più tosto compassione, et quegľ altri s accendevono ď ira contro di lui, che per forza si fusse lasciato levare tanti stati senza pure mettere mano a una spada, se non a una che se ľ è messa nel cuore, che è stata questa delle genti di Possa.

In questa coronazione s è cominciato a parlare assai del matrimonio del re con ¾ arciduchessa ď Insprucch, et alle tavole basse si fecero molti brindis per la futura regina, nel qual proposito ľ ambasciatore di Spagna m ha detto, che il re gliene ha di già detto, perché ne dia conto a S. M cattolica, et già fece scrivere il re al nuntio di Vienna per la dispensa a Roma, che a quest hora, per quanto mi dice il nuntio Selvago, deve riaverla nelle mani; et dal ragionamento del ľ ambasciatore di Spagna compresi benissimo, che quanto a loro, non si sarebonno curati, che pigliasse moglie, concludendomi, che se non haverà figliuoli, sarà male, et se ne haverà, sarà forse peggio, dovendo facilmente restare piccoli, aggiungendo, che credeva, che non ne haverebbe, perché anco dalla banda di lei ne era da dubitare molto, poiché tirava alla grassezza.

Sono tornati dal Rosembergh ľ Offkirchen [T. j. Jiří Ondřej Hofkirchen, plukovník ve vojsku krále Matyáše.] et ľ Odischi [T. j. Jiří Hodický, nejv. vachtmistr ve vojsku krále Matyáše.] che riferiscono essere finalmente accommodate le genti di Possa con tre mesate di paga, essendo riuscito vero, quanto scriveva il signor arciduca Leopoldo. Et per fine a V. Azza et a Madama serma facendo etc.

Di Praga li 23 di Maggio 1611...

 

Giuliano Medici.






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