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V Praze 23. května 1611.



Biskup Melfský státnímu sekretáři kurie: Korunování v nebezpečí pro požadavky a spory stavů; Moravané chtějí místokancléře nekatolíka; na požadavky Čechů odpověděl král po mnohých sporech; Slezané obdrželi unii s Čechy, ale bez újmy náboženství katolického; více by prospělo kdyby se spojení těchto zemí zrušilo, Španělsko by pomohlo; král mluvil v sobotu s nunciem biskupem Melfským o uspokojení císaře; Khlesl též o tom mluvil; nuncius jednal o to se Zúňigou; císař nechce, aby jeho dvůr a jeho konírny trpěly, král ho o tom ujistil; korunování bylo ve 3 hodiny, hostina začala v 6 hodin.

Orig. v archivu Vatikánském: Nunziatura di Germania 114 F, fol. 312 - 315. A tergo adresa kardinálovi Borghese, a dále tužkou poznámka státního sekretariátu, aby nuncius dbal prospěchu katolického náboženství.

Illmo et Revmo signor mio.... Sono adesso nove hore doppo mezzogiorno, quando ritorno a casa dalla coronatione di S. M che è stata da hieri in qua in grandissimo pericolo di turbarsi, parte per temerità di Boemi e Sleziti i quali volevano riversali dal re di concederli gž articoli dimandati, et parte per contese di Moravi con Boemi per conto del sottocancelliero, pretendendo i Moravi che dovesse ž elettione di lui ridursi al modo antiquo, prima che tre anni fa si dividessero le provincie, cioè che i stati boemi et moravi nominassero alcuni, fra quali potesse poi o il re o il gran cancelliero eleggerne uno a suo arbitrio. Il che hanno ottenuto in pregiuditio del cancelliero che ultimamente si havea usurpato di eligerlo a suo talento. Et già questa mattina si hanno nominati quattro, tutti heretici, com era da credersi. Dicono però che, quando sia il gran cancelliero cattolico comè adesso, non possa il sottocanceliiero heretico far molto danno.

A gž articoli di Boemi il re ha risposto doppo molte proteste et contese fra di loro, che li rimette alla prossima dieta, perch[è] restino in essa chiariti, contentandosi, che prima della lor decisione, non siano obligati i stati ad andar inanzi nelle proposte da farsi da S. M per quel che pretenderà da essi stati per suo servitio. Et per indurre i Boemi a contentarsi di questo, e è stato ch[e] far et che dire incredibilmente, non essendosi aggiustato prima che questa notte molto tardi.

I Slesiti hanno ottenuto secondo il privileggio et per abominatione concessali due anni sono dali imperatore della libertà della religione, ¾ unione in essa con i Boemi, secondo la promessa fattali dalli istesso imperatore da osservarseli nella prima dieta universale. V ha però aggionto S. M regia la conditione: pur che sia senza pregiuditio della religione cattolica; il che può oprar molto, ma molto più oprarebbe, quando seguisse ¾ effetto che questi ministri regii tuttavia mi promettono, d[i] far in breve, che ž unione et ž attacco di queste provincie fra di loro habbia da dissolversi, sempre eh il re di Spagna voglia osservar quel eh il signor don Baldassar offerisce di far in aiuto del re, perché mantenghi illese le raggioni della casa.

Quali siano state le dimande de Boemi et d(e) Slesiti, et quanta sia stata la constanza del re in negarceli, n havrà V. S. lllma aviso da monsignor vescovo di Sarzana al quale mi convien[e] per forza per questa v[o]lta rimettermi, essendo già hormai molta notte, né potendo io dilungarmi molto per tema, che la posta non parta senza lettere mie.

ź imperatore, spero che restarà sodisfatto, et il re sabbato mattina me ne fece una lunga giustificatione dicendomi, che quel che stava a lui, come era ž accrescerli la pensione di cento a ducento mila taleri et il darli libertà di remanersene o di partirsi di Praga, ž haveva già fatto, ma che il resto che stava in poter dei stati, eh era il titolo nel ž espeditione del regno et il concederli dominio di qualche baronia nel ž istesso regno, non stava a lui disponerne. Monsignor Gleselio mi dice che, se ž imperatore lo chiamasse, li darebbe V animo di renderlo unitissimo co ž re, et di far che il re li soprabondasse di compimenti et di sodisfattioni. Ho detto questo al signor ambasciatore di Spagna il quale farà officio, perché forsi ž imperatore lo chiami. S. M cesarea ha fatto intender al re per detto signor ambasciadore, che mentre questi articoli fra di loro Maestà non finiscono di stabilirsi, si faccia opera, perché la sua famiglia et la sua stalla non patisca, et S. M regia ž ha assicurata, che più presto lasciare perire i suoi servitori et cavalli, che permettere che S. cesarea M provi necessità o strettezza in questa parte.

Del matrimonio, cioè della presta effettuatione ï esso, si parla molto, et si va discorrendo del luogo da celebrarlo, concorrendo il parer di molti et anco il senso di S. M, che debba celebrarsi in Vienna....

La ceremonia della coronatione per ž impedimento accennato di sopra è cominciata alle tre hore dopo mezzogiorno, et alle sei è cominciato il banchetto nel quale, oltre ž arciduca Carlo che giunse sabato a sera, et quel duca commissario delle provincie di Slesia da man sinistra, ha voluto S. M haverne il signor cardinale Dietrichstain, me, il signor ambasciadore cattolico et ambasciadore toscano da man destra, et s è stato assai allegramente. Questo trattenimento mi scuserà appresso V. Sia Illma, se questa volta me la passo laconicamente, et se per ž insolita fretta nel scrivere et angustia del tempo la travaglio più del solito con questo mio infelicissimo carattere, et del ž uno et del ž altro la supplico humilmente ad escusarmi....

Di Praga li 23 di Maggio 1611...

 

Placido vescovo di Melfi.






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