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V Praze, 23. května 1611.



Biskup Sarzanský státnímu sekretáři kurie: Císař v úterý zavolal Zúňigu a žádal ho, aby vyjednával s králem, na něhož velmi naříkal; vyjde-li král císaři vstříc, sliboval ochotu při volbě v Říši; při tom oznámil své požadavky; Zúňiga se odebral ke králi, král se radil s Khleslem; věc byla předložena sněmu, který císařovy požadavky omezil; král odpověděl v sobotu Zúňigovi; zatím přišli čeští stavové a žádali císaře, aby je zprostil přísahy; císař na radu Zúňigovu a svých radů podepsal a poslal Zúňigu ke králi, aby mu vyhověl ve věci důchodu a dvora, což král slíbil; poté čeští stavové přišli ke králi, aby jim podepsal revers, čemuž král odporoval, až po delším jednání a poslání k sněmu jim slíbil, že jejich požadavky vyřídí v budoucím sněmu; král se odebral ke korunování až ve dvě hodiny.

Orig. v knihovně Vatikánské: Barberini 6912, fol. 27 - 29. A tergo adresa kardinálovi Borghese a poznámka státního sekretariátu tužkou: "Non si può se non ricordare, che si avverta di non far far pregiuditio alla religione."

Illmo et Revmo signore.... Martedì passato [T. j. 17. května.] ľ imperatore fece chiamare ľ ambasciatore di Spagna alle due hore doppo desinare, et havendo prima detto la voluntà che haveva verso S. M cattolica, quanto havesse desiderato di servirla sempre, venne a inferire che si prometteva ogni buona corrispondenza. Haveva saputo ancora dalli suoi ministri, quanto egli si fusse affaticato per servitio di S. Mtà nelli presenti motivi, di che ne haveva molto grato, et lo dimostrarebbe sempre in occasione di suo servitio, si prometteva però, che non dovesse mancargli, et lo pregava a voler trattar intorno a quello che gli sarebbe detto dalli consiglieri secreti con il re suo fratello, il quale di già g¾ haveva levata una corona et gliene voleva adesso levare un altra, perché si ricordasse, che era più vecchio di lui et di tutta la casa ï Austria, volesse perciò trattarlo come conveniva, et glielo mettesse in conscienza. Rispose parole di complimento et disse di più, che la causa di levargli questa corona di adesso procedeva dalla levata della gente di Possa, alla quale egli era stato sempre contrario, et che adesso le cose erano tanto avanti per haver S. M proposto nella dieta, che si coronasse il re, suo fratello, che non vi era più rimedio. Disse che era stato ingannato, et ritoccò di nuovo, che g¾ havevano levata una corona, et adesso ne volevano un altra. Non mancò ¾ ambasciatore di dar un cenno per la elettione, et a questo disse, che se suo fratello si portasse bene con lui, farebbe S. M ľ istesso.

Parlò con Molart et Barvitio i quali proposero cinque punti da proponere al re, ma che il trattato si facesse in voce, et non in scritto:

Che si trovasse modo il quale fusse decente per P imperatore in materia del governo di questo regno, come sarebbe, che il re governasse, ma vi fusse il nome nudo però del ¾ imperatore.

Che potesse star S. M ces. in Praga, partire et ritornare a suo arbitrio, godendo il castello come gode adesso.

Che gli s accrescesse il numero del li 100 mila tallari in molto maggiore somma.

Che se gli lasciassero le signorie che ha in Boemia.

Ultimo, che S. M regia conforme alla promessa fatta tre anni sono, procurasse, che gľ arciduchi di Gratz cedessero a S. M ces. il governo assoluto in vita sua del Tirolo.

Se ne andò il signor ambasciadore dal re il quale conforme al suo solito stile rispose poche parole, et trattò poi con Cleselio il quale cominciò a sfuggire et non ammettere quello che dava prima per molto facile, che questo era negotio che conveniva trattarne con li stati, dependendo in gran parte da loro.

Fu proposto il negotio in dieta, et se bene il burgravio parlò a sodisfattione del ¾ imperatore, il giudice che è il Bolestano [T. j. Adam ml. z Valdštejna, nejv. sudí král. Českého.], cavallerizzo magiore di S. M ces., al quale diede pochi giorni sono 50 mila talari, come scrissi, disse contra. Et fu concluso: che ľ imperatore ritenesse il titolo, ma non havesse né governo né nome - che si lasciasse libero ľ imperatore, ma con sicurezza, che non potesse più loro succedere quello che era avvenuto con tanto pericolo della vita, del ľ honore, et della robba - che il re aggiungesse quello che gli pareva - che si dovesse intercedere appresso del re, che permettesse, che ľ imperatore potesse andar solamente a recreatione nelli castelli. Del ľ ultimo, che non era negotio che toccasse a loro.

Finalmente sabbato il re diede la risposta al signor ambasciatore, che poteva star et andar ľ imperatore, et che li danari sarebbono 200 mila tallari, andando quel giorno ľ ambasciatore innanti et indietro dal ľ imperatore al re quattro volte, et S. M ces. instava non in altro che in haver proroga di tempo.

Intanto vennero alcuni in nome delli stati per haver ľ assolutione del giuramento, che così chiamano qui, ma non vuoi dir altro che la libertà di non esser più obligati ali obbedienza di S. M, et per conseguenza una relassatione del giuramento. Et ľ imperatore stava perplesso di quello dovesse fare, pure il duca di Bransuich. Ľ ambasciatore che era presente, et i consiglieri persuasero S. M a farlo, et così sottoscrisse, ma doverà poi publicarsi, avanti che i stati giurino fedeltà. Al ¾ hora ľ imperatore mandò ľ ambasciatore al re, a dirgli che poiché per la brevità del tempo non s erano potute stabilir le conditioni tra di loro, le quali converrà trattar doppo la coronatione, lo pregava intanto a fargli dar il suo vitto et non toccargli la stalla, né lasciar maltrattare la sua famiglia. Rispose il re, che si farebbe senz altro, et che quando S. M ces. non havesse, gli darebbe di suo proprio. Il negotio resta a questo segno, et doverà poi il signor ambasciatore terminarlo con il tempo con poca sodisfattione del¾imperatore, et forsi del ľ una et ľ altra M; perché ho havuto in caro di essere stato lasciato da parte, se non fusse, che parerà forse, che ¾ imperatore non habbia quella confidenza di Nostro Signore che doverebbe havere.

Andorno poi alcuni a nome delli stati per haver la sottoscrittione del roverso del re intorno alle domande loro; S. M rispose francamente di non voler far di più di quello che havevano fatto i suoi predecessori et si ritrovava scritto nelle tavole del regno. Instando pur loro, replicò, che non si sodisfaceva da loro ali obligo grande, che gli dovevano havere per haverli liberati dal pericolo di perder la vita, ľ honore et la robba insieme, che però si dovessero quietare. Ritornorno in dieta, et fu risoluto di mandar di nuovo, et andorno molti a quali pur fu risposto nel modo sudetto, et replicando et facendo instanza che sottoscrivesse, disse finalmente S. M, che quando sarebbe coronato, nella prima dieta gli darebbe quelle sodisfattioni che fussero giuste, che non era informato dalle leggi del regno, chiamerebbe per questo persone che ne fussero informate, et farebbe poi quello che fusse stato conveniente. Non si quietorno con tutto ciò, ma volevano pure, che sottoscrivesse, et il re stette saldo di non voler fare più di quello che havevano fatto g¾ altri.

Supplicorno per ultimo rimedio, che S. M non dovesse nella prossima futura dieta domandar ne trattare cosa alcuna di suo interesse, che prima non si decidessero i loro articoli; il che promisse il re di voler fare. Ma essendosi hieri di nuovo in dieta trattato di questo, fu mandato dal re, che dovesse nel solito roverso aggiungere quelle parole che haveva detto, promettendo nel modo di sopra; né questo volse fare S. Mta stando salda di non voler scrivere, se non conforme al solito.

Hora S. M non è andata prima delle due hore dopo pranso in chiesa alla coronatione, né ho potuto saper perché; se lo saperò prima della partenza del¾ ordinario, lo scriverò, se non, seguirà con un corriero che mi disse hieri il signor don Baldassare [T. j. Don Balthasar Zúňiga.] di volere spedir costà giovedì prossimo. Et per adesso finisco qui con baciare a V. S. Illma con ogni humiltà le mani.

Di Praga li 23 di Maggio 1611....

 

Giovanni Battista

 

vescovo di Sarzana.






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