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V Praze, 16. května 1611.



Padavin dožeti Benátskému: Stavové naléhají na císaře, aby jim dal hned odpověď, kterou císař odkládá, nechtěje stavy sprostiti přísahy; král svolil k odkladu korunování do týdne; stavové nechtějí čekali déle, obávajíce se, aby se císař nedohodl s Říší; chtějí asi odložiti své žádosti ke králi až po korunování; císař asi zůstane v Praze, a král mu zvýší roční plat; králi jde o to, aby si usnadnil volbu v Říši; sjezd kurfirstů je svolán na 15. červenec a tam se rozhodne o volbě krále, svolání říšského sněmu a jiných potřebách Říše; vyslanci myslí, že jim bude tam se odebrati; vévoda Brunšvický ještě nepředložil článků smíru císaře s králem.

Orig. v státním archivu v Benátkách, dříve ve Vídni: Dispacci di Venezia Senato III 45, fol. 108 a 115. A tergo adresa dožeti Benátskému a poznámka: "16 Maggio 1611, ricev. 25 detto, Praga - prima".

Sermo principe Nel dare Boemi la risposta a S. Mtà ces. sopra le propositioni da lei fatte, aggiunsero, che giudicavano, eh ella non havesse più che replicare, e se pure voleva farlo, ciò fosse subbito, perché hoggi in ogni modo volevano incoronare il re. A che prese tempo di rispondere cesare, e jn una breve scrittura si dichiarò di volere tempo almeno per quattro settimane, eh è quasi tanto, quanto hanno consumato loro nel consultare le risposte, dicendo, cherano di molta consequenza le rissolutioni da prendere, e che però era necessario, che pensasse bene quello haveva da dire, perché altrimenti non li haverebbe liberati dal giuramento di fedeltà. Boemi sono stati duri in compiacerlo, anzi pretendevano essere liberi dal giuramento con le preghiere fatte da S. M, che incoronassero il fratello, et infine il re per gratificare cesare, ha fatta prolungare la cerimonia sino a hoggi otto, essendosi però li stati dichiarati di non volere in conto alcuno assentire a maggior proroga, acciò ¾ imperatore non habbi tempo di dare conto a gli elettori e principi, come è in suo dissegno, del modo che si tiene nel trattare seco, e con questo intervallo fare nascere alcun impedimento, che tirri più in lungo questi motti, che pur troppo dura e profonda radice ritengono.

Boemi non hanno ancora fatte le dimande al re, e pare, che inclinino a differirle doppo la incoronatone per la mutatione de oficiali maggiori, che a suo gusto farà il re, benché si creda, che la più parte dei presenti saranno confirmati, essendo pochi che habbino cognitione del governo e statuti del regno.

Della partenza del ľ imperatore più non si parla, anzi si conferma ľ opinione, che sia per fermarsi qui, e che il re per necessitarlo a questo con termine non disdicevole da cento verrà ad assignarle ducento mile talari ľ anno con sola aggiunta, che ressieda in Praga, e questo per facilitarsi apresso gli elettori la corona Romana, la convocatione de quali è stabilita per li quindeci di luglio prossimo. Et in essa senza dubio si tratterà sopra il rimedio delle presenti necessità ï imperio, e si tiene, che si apunterà il tempo del ¾ eletione di re de Romani e forse ľ intimatione di una dieta imperiale per levare il pensiero in alcuni di tenere in continua perturbatione tutta la Germania si per interesse di religione comme per desiderio di nutrire la discordia nella casa ď Austria. E se da Roma non sarà mandata persona espressa al convento, teme il nontio imperiale di dovervisi transferire, come farà anco ¾ ambasciatore di Spagna, per quanto si ragiona; e già questi due ministri sono in molto sospetto apresso ¾ imperatore che dubita, che sostentino il re, e perciò non ha mai voluto dare loro audienza.

II duca di Bransuich non ha ancora presentati li capitoli che dissegna propore ad ambe due li fratelli, e forse non lo farà, più per dubio, che da cesare non siano abbracciati, tuttavia presuponendo, che non possa riuscire discaro alla Ser V. il vedere almeno il pensiero di questo principe saranno (sic) con queste dodeci punti da lui formati col consiglio degli ambasciatori di Magonza e Sassonia. Orati etc.

Di Praga li 16 Maggio 1611...

 

Marc Antonio Padavin.






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