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V Praze, 25. dubna 1611.



Biskup Melfský státníma sekretáři kurie: Král je odhodlán pojistiti si následnictví a zachovati úctu k císaři; jeho ustanovení čekatelem není dostatečnou zárukou; vpád pasovský a jednání císařovo ukázaly, že je císař nesmiřitelný; nelze žádati, aby papež a král Španělský převzali rukojemství; na Čechy nelze spoléhati; i kdyby Pasovští nebyli vpadli do Čech, již vpád do Rakous odůvodňuje královo jednání; snad na krále také působila astrologická předpověď; Pasovští jednali nerozumně, vpadše do Prahy a ještě nerozumněji, opustivše Prahu a zanechavše císaře v rukou Čechu; důležité by bylo, aby císař ustoupil se cti, což je pochybno po odpovědi Čechů na jeho požadavky; čarodějství a travičství velmi pobouřily mysli; při poslední nemoci králově zase vzniklo podezření; král přesídli na hrad.

Orig. v archivu Vatikánském; Nunziatura di Germania 114 F, fol. 254 - 256. A tergo adresa kardinálovi Borghese a poznámka: "Ricevute a XII. di Maggio 1611. Risposto a XIII. detto". Jinou rukou je tam pérem poznamenáno: "Rimettersi a quello che si è scritto in questa materia".

Illmo et Revmo signore.... Ricevei mercordì per via di Vienna le due lettere di V. Sia Illma delli 2 del corrente [Srovn. list státního sekretáře biskupu Sarzanskému ze dne 2. dubna v předcházejícím svazku v č. 582.] con la copia del breve di Nostro Signore al re et della scrittura data al signor cardinale Montalto [Alexander Peretta, kardinál MontaIto; srovn. č. 335 předcházejícího svazku, list krále Matyáše Montaltovi ze dne 8. března.] et hieri ricevei anco ľ ultime delli 9 del ľ istesso sotto piego di monsignor vescovo di Sarzana.

Si è sempre conosciuto fin hora nel ¾ animo del re un termo pensiero ď assicurarsi della successione et nel ľ elettione dei mezzi per questo fine di usar sempre ogni dovuto rispetto verso ľ imperatore, nel che con molti miei reiterati offitii ho procurato, quanto ho potuto di confirmarlo. Convien però chio di nuovo riduchi in consideratione a V. Sia Illma il senso di S. M et suoi consiglieri che altre volte ľ ho insinuato insili dal principio di questi nuovi tumulti, et da che la gente di Possa entrò nel ľ Austria Superiore; cioè che la designatione di S. M al regno di Boemia, seguita già tre anni sono, non sia cautela bastante per assicurarla, essendosi già visto, che ciò non obstante ¾ imperatore fece prima quella levata di gente, non ad altro fine, che per moverla a danni del re, come per molti riscontri s è reso chiaro, et poi contro il nuovo stabilimento fatto nel convento de prencipi, sottoscritto da esso imperatore - cautela della quale non pareva che potesse imaginarsi maggiore - ha pur prorotto a questi ultimi motivi, dando manifestissimo segno ď animo implacabile verso il fratello.

Onde, dicono essi, di non veder mezzi bastevoli a mantener ľ imperatore in offitio et obligarlo ali osservanza delle promesse che facesse di nuovo, in modo che nascendoli opportuna occasione, non havesse sempre da machinar il contrario. Restarebbe solo per sicurezza di questa parte, che la S di Nostro Signore et il re cattolico ľ entrassero mallevadori. Ma questa cautela sarebbe immodestia il chiederla, et chiedendola ne anco per avventura sotterrebbe; et concludono pertanto, che altra assicuratione non vi sia che ľ attuai dominio del tutto, perché nella dispositione del ľ animo de Boemi et nelle reiterate promesse che facessero di futuro, non bisogna molto fidarsi, essendo facile, né mancando mezzi ali imperatore di guadagnarseli. Et io assicuro a V. Sia Illma, che quando le genti di Possa non fussero né anco entrate in Boemia et poi in Praga, bastava al re, che contro la fede data fussero penetrate nel ľ Austria Superiore per haver giusto pretesto di rompere et di supirla una volta per sempre, parendoli di non haver mai tanto in mano, che potesse rendersi sicuro non solo della successione di Boemia, ma della possessione anco del ľ Austria et della Moravia.

Et insomma ľ irruptione di quella soldatesca in Praga non ha caggionato novo pensiero al re di venir in Boemia, ma acceleratoli solo quel che ha havuto sempre et per la cui riuscita havea già machinato con suoi parteggiani in questo regno et aggevolatoli la sua fortuna. Insin una predittione astrologica, credo, che ¾ habbia confirmato maggiormente in questo proposito, divulgandosi da alcuni, benché mostrino di non darvi fede, che S. M sia destinata a supremi dominii, ma che per conseguirli, dovrà usar la forza et vi havrà sempre grandissima difficoltà. Grande senza fallo et forsi insuperabile la sentirebbe al presente, se quella gente di Possa, imprudente nel ľ entrar in Praga, non fosse stata al mio parere imprudentissima nel ľ uscire, havendo lasciato ľ imperatore sottoposto ali arbitrio et in man de Boemi o di chi si sia, come conducendolo seco, riavrebbe posto il cervello a partito et in confussione più di due. Ma Dio benedetto ha forsi così permesso, perché i pericoli di Germania termi[ni]no più per tempo et senza spargimento di sangue, come può hora sperarsi.

Ho voluto replicare tutto ciò a V. Sia Illma per dirli in effetto, che quel eh ha detto costì il Ridolfi, [Alexander Ridolfi, komorník krále Matyáše.] è vero in genere, ma convien considerare, che ¾ assicuratione nella sua latitudine ha molti gradi et secondo quelli muta spetie; et gľ andamenti che ď hora in hora si van scuoprendo nel! imperatore, aggravano il caso et rendono più sospetti et in conseguenza più cauti et avvertiti g¾ interessati. Non ho io mancato di far per adietro ogni offitio, perché il re non si movesse di Vienna, ma però indarno. Et hora stimarei un grande avanzo, se persistessimo tuttavia nelle istesso proponimento, di fare che ľ imperatore cedendo, come ha fatto, cedesse con honore; del che comincio hora a dubitare, se è vero, che i Boemi rispondino alle dimande di S. M ces. con termini assai rigidi et discortesi per consulta di S. regia M.

In somma queste maladette maglierie et avelenamenti hanno alterato gli animi in gran maniera. Il re fu sopragiunto lunedì da un gran vomito, ma fu maggiore il timore, che venisse da cativa causa, et è stato tre giorni con poca salute. Disegna di passarsene in Racino mercordi prossimo per goder ivi del miglior aere, dove lo seguirò ancor io, et della coronatione non v è ancor giorno prescritto... [Nuncius biskup Melfský poslal státnímu sekretáři kurie téhož dne z Prahy také šifrovanou depeši, z niž se zachoval dešifrát v archivu Vatikánském: Borghese II. 151, fol. 37. Při dešifrování bylo naděláno dosti chyb, takže místy lze jen srovnáním s jinými zprávami nalézti pravý smysl. Nuncius si stěžuje, že jeho napomínání mělo nepatrný výsledek a obává se císaře, nepodaří-li se ho příměti, aby se zdržel jednáni. Slyšel od osoby di molta qualità, že nejvyšší kancléř a všichni ostatní úředníci "quanto hanno buona la religione cattolica", mají býti odstraněni. Učinil proti tomu kroky a také k tomu přiměl španělského vyslance, avšak přece mysli, že by se měla kurie obrátiti na krále Matyáše. List kurfirsta Saského (českým stavům) neměl valného výsledku, poněvadž stavové ho mnoho necení a král ještě méně. Že král tak špatně zachází s císařem, děje se podle mínění španělského vyslance jednak na radu Žerotínovu, který si nepřeje, aby se Matyáš stal králem Římským, jednak ze zaslepenosti Khleslovy, který dychtě po pomstě nevidí, jaká škoda z toho vzniká králi. Vyslanec španělský chtěl jíti ke Khleslovi, avšak Khlesl se omluvil nemoci; vyslanec řekl králi, že arcikníže Albrecht chce, aby se dal korunovati na krále Českého, ale aby se to stalo se vši úctou k císaři. Nuncius se obává, aby císař, kdyby se s nim takto špatně zacházelo, neprovedl "qualche stravaganza". Vyslanec španělský, který odsuzuje Khleslovy výmluvy, že se neúčastnil porad pro nemoc, napsal mu list a nuncius též ho napomenul, upozorňuje ho, že král bude odpověden za škody, které utrpí dům Rakouský a za zkázu svou vlastní. Také sekretář španělského vyslanectví Montanana dal Meggauovi na uváženou, že král Španělský by nesnesl, aby se s císařem zacházelo tak nedůstojně. Na dešifrátu je in tergo napsáno toto: "Decifrato li 9 di Maggio", A dále tužkou: "Si è già scritto quello che occorreva in questa materia, et si lauda, che si facciano da lui gli offitii che avvisa. Al re si scriva un breve, perché non rimova gľ offitiali cattolici et del breve si potrà dar ľ ordine, ma che sia credentiale in monsignor di Melfi, che faccia ľoffitio efficacemente in voce".].

Di Praga a XXV d Aprile 1611....

 

Placido vescovo di Melfi.






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