395.

V Praze, 14. března 1611.



Nuncius Jan biskup Sarzanský státnímu sekretáři kurie: Pasovšti donutili císaře k výplatě 230.000 tol; 9. března překvapeni útokem Čechů, vyrazili proti nim [na Smíchov], pobili jich ke 300 a zapálili 20 domů; Prahu opustili v noci z 10. na 11. březen; Ramée odešel již před nimi s jízdou, aby jim zajistil cesty; s vojskem šli Leopold, Sulz, Althan, Berka a [P. Aquentius]; Leopold dostal od císaře 500 pušek pro lid najatý Balderonem a chce prý v Plzni sesiliti vojsko; na Malé Straně Češi vyhledali pozůstalé Pasovske (asi 40), házeli je do řeky a stříleli po nich; ve špitále v sousedství nunciově, kde byli raněni a nemocni, byli tři zabiti a dva raněni; nuncius je dal zaopatřit, jeden z nich, luterán, konvertoval, jiný skrytý ve hnoji taktéž; nuncius, obávaje se útoku, opatřil si 25 arkibusirů; vojsko královské pronásledovalo krátce Pasovske a obrátilo se proti hradu, aby tam vložilo posádku; Turn dvakrát jednal o to s císařem, který mluvil nemilostivě a konečně svolil, aby vedle Čechů také Moravané přišli do hradu; obsadili jednu bránu; 12. března táhlo vojsko k Táboru za Pasovskými, ale mysli se, že má doprovoditi krále Matyáše, jemuž naproti vypraven Vchynský s reversem; nyní je celkem klid, jen mniši z obavy chodí ve světském rouše; do-minikáni u sv. Máří-Magdalény vše ukryli a jednali s Dampierrem o zakročeni u Herbersteina, aby se nic nestalo kostelům; jen dvéře u kostela byly poškozeny; s výroky Tengnaglovými se prý shoduji výpovědi [Aegidiovy]; Leopold před odchodem žádal audienci u císaře, dostal vozy a koně a jednal se Španělským vyslancem; dnes ráno se vrátilo vojsko, které táhlo za Pasovskými, obávajíc se následků možné porážky; Rakušané a Moravané prý jsou pohněváni na Čechy, pro jejich zacházeni s řeholniky a s Leopoldem.

Orig. v knihovně Vatikánské: Barberini 6911, iol. 97-99, a tergo adresa kardinálovi Borghese.

Illmo e Revmo signore etc. Vennero le genti del ré, com io scrissi con le precedenti, [V depeši ze 7. března; viz i. 318 pozn. 5.] et qui tuttavia si andava trattando, che dovessero partire quelli di Possa, ma la difficultà era nel trovar il modo del pagamento, non volendo la fanteria partir senza il denaro, non sodisfacendosi né anco de panni et argenteria, con denari, di modo che 1 imperatore fu astretto a metter mano alla borsa propria, et cavò da 230 mila taleri per dar sodisfattione a quelle genti, perché potessero partire. Intanto essendosi inteso, che quelli di Terra Vecchia passavano di qua mercordì, [9. března.] si diede ali arme, et essendo andati da 200 moschettieri di quei di Possa alla sfilata senza ordine et senza insegna, credendosi, che fusse un dar ali arme falso, quando viddero, che li bisognava andar davero, si misero per se stessi subito in ordinanza et fecero gran strage di quelli che erano venuti, volendo alcuni, che i morti siano arrivati a 300 con perdita di cinque soli di loro, et ne rinserrorno molti in alcune case ď una villetta vicino a Praga mezza lega [Na Smíchově.] et gli diedero fuoco, et così tutti morirno, non essendo accettati dalli Possavi come vinti, con la morte di un capitano di qualche consideratione. Abbruciorno da 20 case con danno per la relatione che ne ho, di 14 mila talari, et il danno è stato di poveri huornini. Il mercordì notte si attese a dar sodisfattione a soldati delle paghe loro, et si diede ordine, che il giovedi [10. března.] ogn un fusse alľordine per marciare, essendo già partito il Rame che andò avanti per assicurare un passo con 500 cavalli, a fine che non gli fusse tagliata la strada. Partirno finalmente la notte del giovedì alle due hore doppo la mezza notte, et con essi andò poi 1 arciduca Leopoldo a cavallo, vestito ï armi bianche, accompagnato dal conte di Sultz, da quello ď Altam et dal Berga. Vi erano due carrozze, una di donne et un altra coperta nella quale si giudica, che vi fusse il padre Enrico, suo confessore [P. Jindřich Aquentius.] con quattro cavalli di vita a mano et un carro nel quale vogliono, che vi fusse dentro denari in buona quantità, havendo il giorno avanti dato S. M500 moschetti da dare ad alcune genti fatte dal colonnello Balderone. Dove si sia incaminata S. Azza, non si sa di sicuro, parlandosene molto variamente, et se ne saperò qualche cosa di certo, lo scriverò; la più commune è, che si sia ritirato a Pilszna, terra cattolica, per andar ingrossando il corpo delle genti.

Intesosi da quelli di Terra Vecchia la partenza di questi, cominciorno a venire di quelle genti dentro del Clansait et con barbara crudeltà et impietà andorno in busca di quei soldati che potessero esser rimasti, che pur erano molti parte per essere inhabili a far viaggio, essendo o malati, o feriti, et parte per essersi sepolti ne! sonno per ebrietà, et riavendone ritrovati intorno a 40, in più volte li fecero successivamente menar al ponte et ivi spogliati gli gettavano nel¾ acqua del fiume, molti di loro feriti prima, et quando per lor salvezza si alzavano dalľ acqua, di mira erano colti da moschetti, et così finivano miseramente la vita. Né si hebbe riguardo alla qualità del luogo, perché nel¾ hospitale istesso, doppo di haver preso i denari et le vesti ad alcuni che vi erano parte feriti et parte ammalati, ne uccisero tre con molte ferite et due rimasero vivi, ma in camicia, credendo quegľ empii di haverli feriti a morte; di che havendo io havuto notitia per essere la mia casa assai vicina, [Zde jde o vlašský špitál, nyní vlašský sirotčinec, ve Vlašské ulici, kde nedaleko bydlel nuncius.] mandai subito dui de miei preti, se bene con qualche rischio, per confessarli, et li ritrovorno vivi, uno però senza speranza di vita, cattolico, che si confessò; et Iddio li fece gratia di lasciarlo vivo sino alla mattina seguente, che potesse esser comunicato, et subito che hebbe inghiottito il santissimo sacramento, detto 3 volte Giesù, rese 1 anima a Dio. ¼ altro che era luterano, per Dio gratia si convertì, si confessò et si comunicò, et un altro che sera nascosto nel letame malato gravemente, fuggì in casa mia, et essendo di Olma, lutherano ancor lui, pur ho operato tanto, che per bontà di Dio 1 ho convcrtito ancor lui, et in tante miserie e disgusti mi ha pur il padre delle consolationi dato questo contento.

Si stette veramente con timore, perché si dubitò, che quella gente così iniqua che haveva trucidati quei poveri religiosi, venisse di qua ad insevire contro cattolici, et io perciò feci provedere la mia casa per un primo impeto, sapendo, che havevano contro di me assai mala volontà, come ministro di Nostro Signore. Et hebbi 25 archibuggieri per ogni buon rispetto. In tanto entrò la gente de! ré sotto pretesto di voler andar dietro a quelli che erano partiti, ma con fine di assicurare il castello, perché essendo andati fuori un miglio italiano, ritornorno et si accamparono in Racino nella piazza avanti il castello et intanto si parlamentò, pretendendo i Boemi et quelli del ré, che entrassero dentro del castello 150 Moravi. Et per questo effetto andò il conte della Torre a parlar 2 volte ali imperatore et per quello che si disse, S. Mgli parlò assai asperamente, et che la seconda volta nel¾ uscir che fece il conte, disse ad uno de suoi della camera: ťQuesti si credono di danni travaglio, ma io ne li farò pentire, perché mi accorderò con mio fratello.Ť Ma però non è cosa che habbia fondamento sicuro. Si contentò S. Mtà, che si mettessero li Moravi con 300 de soldati boemi. Et a primi fu data la custodia di una porta, perché il ré potesse havere 1 accesso libero. Nel Racino vi sono rimasti 300 soldati pur di Moravia. Partirno poi le genti sabbato [12. března.] per andar a Tabor ad incontrar quelle di Possa, se bene vogliono molti, che siano andati a far scorta al ré incontro al quale partì il Kinski come commissario delli stati ad incontrare S. Mta con 15 carrozze et con lettere riversali da far sottoscrivere alla MS., prima che entri in Praga; il contenuto non ho ancor potuto sapere.

Adesso le cose caminano con quiete, et v è il commertio con Terra Vecchia, ma i preti non vanno attorno, essendosi fatto da alcuni villani nella piazza del Clansait insulto ad un capellano della gran cancelleria, di parole però. Et i frati stanno tuttavia fuggitivi in habito seculare, havendo corso pericolo quelli di santa Maria Maddalena in questa parte che habito io, del¾ ordine di San Domenico, [V Karmelitské ulici, kde nyní jsou četnické kasárny a kde původně byl klášter Máři Magdaleny; dominikáni se tam usadili počátkem 17. století.] i quali sono in habito seculare et levorno tutti li argenti et il santissimo sacramento che fu portato privatamente in abscondito in casa mia, havendo ancor offerta la loro per habitatione et fatto parlare al Tampiero, [T. j. Dampierre.] perché non permettesse, che fusse fatto insulto alle chiese et a sacerdoti. Il quale sabbato andò con il Coloniz et Puccan [T. j. Puchheim.] a protestare all Hermestan, [T. j. Herberstein] mastro di campo, che sarebbe contro 1 ordine et volontà del ré et che loro come cattolici si ritirerebbono da parte in difesa, et con la vita loro et de loro soldati et cavalli farebbono quello che potessero. Onde non si è più sentito altro, se non che andorno per gettar le porte della sudetta chiesa, ma non lo fecero, havendole però quasi rotte. In Terra Vecchia non si sentono se non obbrobrii contro la beata vergine et Sua Beatitudine et 1 arciduca Leopoldo il quale chiamano ré di carnevale.

Oltre al Tagnail prigione il quale canta molto et scuopre tutti i fini et disegni di S. Azza, hanno ancor fatto prigione il guardiano de frati zoccolanti morti che veniva da Vienna, che era confessore et amico molto intrinseco del conte di Altam, [P. Aegidius.] e vanno dicendo, ma non se ne può parlare con fondamento, che habbia egli ancora detto molte cose le quali confrontano con il detto del Tagnail.

Dimandò 1 arciduca Leopoldo audienza da S. Mtà prima che partir, ma non 1 hebbe, gli fumo però date dalla cavallerizza della MSua due carrozze, sei chinee et quattro cavalli di vita. Fece S. Azza chiamar 1 ambasciatore di Spagna et gli dimandò parere, se doveva andar o fermarsi; rispose, che il negotio era arduo et che S. Azza in altre occasioni non haveva voluto valersi del suo consiglio, ne era atto perciò a darglielo ali hora, parendoli per quel che ha detto a me, che vi fusse pericolo manifestissimo, che li Boemi lo facessero prigione. Non ho che dir di più con questa, et a V. S. Illma faccio humilissima riverenza.

Di Praga li XIIII di Marzo 1611

 

Giovanni Battista vescovo di Sarzano.



[Postscriptum]: Intendo in questo punto da persona degna di fede, che il ritorno delle genti ď Austria et Moravia con quei pochi Boemi che partì sabbato et è ritornato questa mattina et non ha seguitato le genti di Possa, è stato, perché, havendo ben consigliato tra di loro quello che si doveva fare, et ritrovato, che i Possaviani erano più forti et più ri soluti di loro, non gì han voluti annasare per non mettere a rischio 1 Austria, la Moravia et ¾istesso ré Mattias, se ben han dato ad intendere alla gente, che la loro ritirata non è per altro rispetto, se non, perché dubitavano, che la gente di Possa ritornasse a Praga. Anzi mi è detto di più, che li Austriaci et Moravi sono in gran collera con i Boemi, così per le crudeltà usate contro i religiosi, come per non haver voluto conceder passaporto ali arciduca Leopoldo quale sapevano, che voleva andar a trovar il ré et trattar seco ac- commodamento; et li istessi Austriaci scusano S. Azza come giovane, allegando, che Mattias, quando era giovane, ne ha fatte delľ altre maggiori, et pure e di presente quel che è, perché sono principi di casa ď Austria.




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