260.

V Praze, 28. února 1611.



Roncaroli vévodovi Parmskému: doplňuje zprávy o událostech za vpádu pasovského a výtržnostech v Čechách; Čechové vyjednáváni s císařem stále prodlužuji, 23. února žádali odchod Pasovských a odstraněni děl, císař dal je 25. února odkliditi; Turn a Fels odešli na Staré město, kde, jak se zdá, nejednají na prospěch míru; císař nechce dáti stříleti na město; Pasovští nechtějí odejiti bez výplaty; Leopold rozmrzen, v audienci chtěl císaře příměti k větši ráznosti, protože jinace se situace Čechů stále lepši, ale císař rozhodně se vzepřel střelbě na město; císař hrozí se vřavy válečné, s vůdci pasovského vojska prý jednal o svůj odchod; 26. února večer znova vytažena děla a zdvojeny stráže z obavy, že Čechové učiní útok; tu noc odpověděli Čechové císaři, že nebudou jednati o mír, dokud Pasovšti nebudou z Čech a dokud císař slavně neodpřisáhne, že nikdy jich ani jiných bez vědomi Čechů neuvede do země; k tomu žádají náhradu škod a hlavně na Malé Straně (Smiřický); denně jsou přes řeku přestřelky i Sulz byl zasažen; 27. února žádal císař Čechy, aby mu poslali čtyři zástupce k jednáni; odpověděli, že v neděli se nevyjednává; praví se, že vojáci z Julichu jsou v Čechách, aby Češi mysleli, že je císařským dobře; zatím je zle, celé království i sedláci jsou ve zbrani, je nedostatek potravin; stejně se mluví o příchodu vévody Těšínského; celý podnik pasovský byl chybný; když už se stal, mělo se rázně udeřiti na Staré město; nyní vše je v úzkých, vojáci jsou v zoufalství, Malá Strana je ohrožena; jediná spása je, vznikne-li na Starém městě nesvornost.

Orig. ve státním archivu v Neapoli: Carte Farnesiane 129, fase. 70, 8. A tergo adresa: AI Sermo duca di Piacenza, Parma etc.

Serenissimo prencipe etc. Non mi sono accorto di haver scritto cosa alcuna che non fusse vera sotto li 21 diguesto. [Viz Č. 196.] Sembra, che fu falsa la fama che venne digua in Clansaict, che le monache di Santa Anna fossero svaligiate in Terra Vecchia. Ľalfiero diguelli cavalli che ilgiorno di carnevale passorno in Terra Vecchia, non havendo potuto ripassar digua e vedendo la salute sua disperata, se bene havevano fattogravissimo danno, così armato, come si trovò, havendo rotto ¾hasta in cima et levata la cornetta et ripostasela in saccoccia, con il cavallo si mise per passare il fiume, ma non havendo potuto il cavallo, stanco più oltre, si affogò et il soldato carico di arme morse ancor lui nel fiume et fu ritrovato con la cornetta et collana et ducati adosso. Martedì passato [T. j. 22. února.] essendosi intesa la morte diguelgentilhuomo boemo, ucciso con la moglie et figli et famiglia, andò una compagnia de cavalli fuori aguel villaggio ove fu fatto il delitto, ove doppo Phaver amazzato molti diguei villani, ne presero circa vintiduoi con alcune donne et putti et li condussero a Praga.

Si comminciò a trattar pace et accordo tra ľimperatore et i Boemi di là daľ aGua et li Boemi che videro S. Mvaga di compositione, cominciorno più che mai star su la sua et dar canzoni, dicendo la sera, che dariano risposta la mattina seguente et la mattina puoi la prolungavano a sera, et così è seguito il negotio. Fra le altre conditioni di pace che vogliono i Boemi nelle sue risposte, che seguirò mercore sera passato, [T. j. 23. února.] si trovanogueste: che li soldati introdotti per S. M tra seigiorni si trovino fuor dil regno di Boemia, che li pezzi di artiglieria postigui a capo dil ponte et altri postigui sopra i vignali si riconducano neu arsenale, di manera che ľimperatore si contentava et diede la mano a chigli ne parlava, et si tenea per franca la pace et ľimperatore venere [T. j. 25. února.] fecce levar i pezzi di artiglieria dal luoco ove era, et condurli al suo luoco, ma neancoguesto fu bastante, perché il conte della Torre che era lor capo, passò di là dal¾ agua con il conte di Felz, collonello diguelle fanterie, fatte da Boemia perguardia dil castello, et non sono mai ritornati; laonde si va sospettando, che faccianogualche ufficio che non sii molto profittevole per la pace, perché veramente ľimperatore non vuole, che si dii fuoco a cannoni et si trova molto timoroso di spargere sangue. Di più li soldati introdotti dicono allegramente non volersi partire, se non sono prima pagati, eguesto è ungrandissimo et importantissimo punto, di manera che ¾arciduca Leopoldo, tutto cruccioso per tanti intrichi et pericoli, adimandò udienza da S. M etgli parlò liberamente, che non si convenia introdureguestagente, se non si voleva seguir il ballo, et che aguesta manera si vedeva li Boemi digiorno ingiorno far la conditione sua migliore, puoichè nongli manca vittovaglia et aspettano soccorso da più bande, et noi la prima hora, che entrorno, fussimo assediati, non si trovando né pane, né vino, né birra et che li soldati ricrederò, vedendo tanta tardanza, oltre il disgusto di non haver il soldo. Ma S. Mrisolutamente disse, non voler, che si scarichi artiglieria, perché non vole far tanto male a suoi cittadini.

Ma dicono, che S. Mta si è messa in tanto timore, che non può sentir scaricar un ar-chibuggio, di manera che ognigiorno si fanogride, che nisuno scarichi né archibuggi, né moschetti. Si dice anco, che ha mandato a dimandar il conte di Sulz, il conte Altam, Trautmstorff et Rame etgli ha detto, che doppo che sono venuteguestegenti in Clansaict, si sente la carne andargli di dosso, divenendo meno per timor dil sangue et per sentir tirar tante archibuggiategualigli pare che siino tutte tirate alla sua vita, et che sii vero, ha confessato a loro istessi, come suoi più fedeli, che volontieri si ritirarla con loro fuori diguesto ballo, che a dir il vero, siamo in manifestissimo pericolo, di modo che molti di noi Italianigiovedì notte si ritirassimo in casa di monsignor nuntio et facessimo livi la vigilia.

Vedendosi tanta tepidezza nelľ imperatore et tanta lunghezza nella risolutione de Boemi, sabato a sera furo di nuovo condotti i canoni sul ponte, fatte baricate et radoppiateguarde, perché si dubita, che li Boemi diino parole et habbino animo et pensiero di dar un assalto a Clansaict.guesti poveri soldati a cavallo stano tutta notte in stracorrerie intorno alla città perguardarla et due compagnie armate a cavallo tutto ilgiorno allaguarda della piazza.

La notte del sabato li Boemi risposero con altro tenore ali imperatore, che non volevano sentire parlar ďaccordo, sin tanto cheguestegenti introdotte fossero fuori dil regno et che fossegiurato solennemente per S. M, che mai più introduràguesti né altri senza loro saputa. Di più vogliono in primis, che siino risarciti li danni dati nel regno et particolarmente aguesti cittadini di Clansaict et più particolarmente a un signore de Smiseschi [Chybně místo: Smiřický.], la cui casa è toccata per allogiamento a monsù de la Rame. Inguesta casa furo trovati duoi milla sacchi di formento che ponno esser circa tre milla staia de nostri, et altro tanto di biada et subito fu il tutto levato. Di più ritrovorono in una cassa rotta e vecchia trenta milla talleri ïargento eguesti vogliono esser restituiti.guesto padron della casa, havendo inteso il tutto, si è morto di dolore.

Non restarò di dire, che li Boemi da Terra Vecchia ognigiorno amazzano di moschettateguale uno deguesti digua, e sabato amazzorno un poverogiovane, et furo tirate moschettate al conte di Sulz et fu colto nella persona et passato tutti i panni, ma la carne non ferita. Dicesi, che ha nel suo regimento soldatiguali hano un herba che a pigliarne una presa over dosa, mantiene sicura la persona da archibuggiate per vintiguattro hore, et molti dicono haver veduto ľisperimento. Mi rimetto alla verità, perché non ne so altro.

Heri S. Mmandò a Boemi duoi camerieri a dire, che dovessero mandar a seguattro che trattassero accomodamento, e loro risposero, che era domenica et non era conveniente far trattati.

Si dice, che li soldati che erano a Juliers, sono licentiati di là et che sono hormai nel regno di Boemia et si trovano esser più di tre milla fanti, tutti buonagente, et che servivano S. M, et che S. M gli ha mandato un coriero a posta a fargli instanza, che venganoguanto prima. Ma io non credo cosa, che si dica inguesto particolare, perché non so ove possano esser passati da Juliers aguesta volta, ma credo bene, che sii argumento, che troviamogueste cianze, pensando di far credere a Boemi, che le cose nostre passino bene, ma che crediamo però, che passino molto male, come esperimentamo, puoichè tutto il regno è in armi, tutti i villani han ¾armi a mano etgui in Clansaict non ponno venire vittuaglie, perché li Boemi lo vietano et singui habbiamo habuto un puoco di pesce salato, maguesta mattina non se nè trovato. Non si trova da far minestra, non si trova pur un ovo, onde V. Altezza Serma può far argumento, che frittada è stataguesta. Dicono ancora, che si aspetta a serviggio di S. M il duca di Tessa con mille cavalli, ma non si sa ove siino, néguando verano, et non si crede. Onde bisogna concludere, che il far venirguesti soldati da Possagui con la manera che son venuti, è stato mal pensiero et con puoco savio consiglio e puoichè erano venuti et entrati col spargere il sangue di più di cinguecento persone tra una banda e ¾altra, era di bisogno arrischiar subito, dando la stretta a Terra Vecchia, perché forsi aguesta manera seria riuscito il dissegno di soggiettar li Boemi, ma noi siamo in una borsetta ristretti,guesti soldati sono disperati, perché sono creditori di 7 overo 8 paghe e duoigiorni sono hano tirato duoi terzi di una paga et la fame forsi li potrà astringere a saltar fuori et nel partirsi svalliggiarguesto puoco che trovarano, et puoi li Boemi a man salva saltar digua et levar la vita a chi si trovarà, dal che il signor Iddio neguardi. So bene, che, se havessi denari, averei comperato un paio di cavaluzzi et con buona occasione riti


ratomi pergualchigiorni con buoni et molti compagni fuori di tanto pericolo, ma la povertà è una pessima cosa.

Si è anco dettoguesta mattina, che ¾ duca di Sassonia si aspetta hoggi aguesta corte, ma Dio sa, se é vero.

Concluderò il foglio, se altro non sento, che siamo in manifestissimo pericolo per il sinistro consiglio, per la male intrapresa impresa, per la irresolutione di S. M, per ľodio de Boemi contro li forastieri e particolarmente contro Italiani et che una cosa sola ci possa salvare che sera miracol ď Iddio, se in Terra Vecchia nasca dissensione, come facilmente può avenire fra persone di varie fedi et che habbino varii interessi [Z téhož data zachovala se v státním archivu v Neapoli: Carte Farnesiane 129 fascic 5 e 6 depeše Ca-milla Cattanea z Prahy vévodovi Parmskému, v které vypravuje o nebezpečí hrozícím katolíkům a cizincům ve městě, o sedlácích, kteří v tlupách po 300 ohrožuji cesty, o tom, jak se bezvýsledně v těchto dnech vyjednávalo za podmínek přijatelných pro obě strany,.nondimeno hieri ľaltro fu del tutto escluso, accortisiguesti che loro (totiž Češi) davano parole, sin tanto che si armavano e fortificavano bene, come hanno fatto, dicendosi, che oltre la venuta del ré di Ungaria che aspettano in breve, habbino adesso vicino a 30 mila persone fra cavalleria e fanteria, e però dissero di non volergiurare, né aprire le porte, se primaguesti soldati non pagano tuttigli danni datti, levino il presidio dalle loro piazze e siano restituite, si partano digui inguatrogiorni et in dieci da tutto il regno, conditioni tenute daguesti impossibili, e però hieri S. Azza (t. j. Leopold) conguesti capi andò a rivedere i passigui attorno, dubitandosi, cheguelli non passino il fiume dagualche parte et venghino ad assalireguesta parte, e poi si è retirato in castello con laguardia, tutta diguesti di Possa, ove oltre S. MSi trovano la corona e privilegi del regno; e poiché S. M non vuole, che con altellaria si batta le due città leguali hanno minacciato di voler al primo tiro amazzare tuttigli forastieri, pensano agualche altro rimedio. Intanto noi stiamo come assediati, perché essendo solita a venire tutta la vittuaglia dalla parte delle dette città, non ne può venire e dagues altra non ne vieneguasi niente. S. Msta per spedir alii elettori et altri prencipi aigualigià le dette città hanno scritto; il signor duca di Bronsuic si trova in dette città tornato da Vienna, non sapendosiguello porti congual fine.... Da Pragagli 28 Febraro 1611.]

Di Praga li 28 di febraro 1611

 


 

Tomaso Roncaroli.






Přihlásit/registrovat se do ISP