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V Praze, 19. února 1611.



Nuncius Jan biskup Sarzanský státnímu sekretáři kurie: Leopold mu vzkázal, že všechno, co se stalo, bylo učiněno v službě boží a císařově; nuncius ho varoval a navrhl španělskému vyslanci společné zakročeni; Zůňiga byl u nuncia na poradě, Leopolda považuje za nenapravitelného, ale schválil, aby nuncius v audienci císaře žádal, aby se Leopold nezastíral náboženstvím; cílem jeho je koruna římská a dobyti druhých zemí; o audienci požádáno; zatím přišli k nunciovi Leuchtenberk a Mollart se vzkazem od císaře, že vpád se stal proti jeho vůli a že císař obávaje se útoku Pasovských na hrad, donutil Čechy, aby se s nimi spojili a společně přisahali císaři věrnost a stavům i zemím spojeným zachováni svobod; po poradě se Zúňigou vyslovil jim nuncius politováni, uznával však, že nyní nelze odzbrojiti, protože celá zem je ve zbrani; i jemu zabili jednoho sluhu při nákupu; sedláci máji prý nařízeno od Staroměstských, aby zabili všechny, kteří z Prahy vyjedou koňmo; od audience v záležitosti náboženství upuštěno; na návrh španělského vyslance, aby s nim odjel, odpověděl nuncius záporně; dále píše o expedici pošt a o hostině, kterou dal Leopold nejvyšším úředníkům, o poselství do Saska a o vévodovi Těšínském.

Vlastnoruční depeše nunciova státnímu sekretáři kurie s přiloženým současným opisem v knihovně Vatikánské: Barberini 6911, fol. 61-64 (orig.), fol. 66-68 (opis). A tergo je adresa kardinálovi Borghese.

Illmo et Revmo signore. Mandò S. Azza il martedì sera un suo cameriero da me per darmi conto diguello che era successo, e della necessità in che era posto di farguella risolutione che haveva fatto, laguale però era diretta al servitio di Dio, di tutta la christianità e di S. M ces., che anderebbe allagiornata communicando mecoguello che fusse occorso. Risposi che al fatto non si poteva replicare, perché era fatto, mettevo in consideratione a S. Azzaguello che poteva succedere da cosìgrave risolutione, et il fuoco che potrebbe ardere senza speranza di poterlo estinguere. Non mi sodisfeci conguesto, perché hebbi per bene la mattina seguente di mandar il mio secretario, nongiudicando bene per molti etgravi sospetti ď andar io stesso a pregar S. Azza, come partiate et particolare servitore suo, e della sua serenissima casa, di andar molto considerato inguesto fatto, perché io prevedevo la total ruina della religione cattolica e della serenissima casa ď Austria, et come ministro della Sta di nostro signore 1 essortavo con ogni affetto a veder beneguello che andava facendo et considerarne il fine. Mi fece risponder, che mi ringratiava delľ avvertimento, et che m assicurava, che in S. Azza non era altro fine che della conservatione della casa e della religione. Mi parvi debitore di dar conto ali ambasciatore di Spagna diguello che havevo fatto, et di mettergli in consideratione, se fusse stato ben fatto, che unitamente havessimo fattogualche offitio con S. Azza,già che non vi poteva esser speranza di trattar con 1 imperatore, perché non paresse al mondo, che fussimo otiosi spettatori digueste tragedie. Non andai io, perche non potevo farlo, essendo le strade tutte traversate di legni. Onde conveniva andar a piedi, e non senzagualche pericolo, mi mandò a rispondere S. Sria Illma, che con ľ arciduca non haveva per bene di trattar più, perché era incorrigibile, e che non haveva mai voluto ascoltarlo, né sentir i suoi ricordi, lodava però assai 1 offitio fatto da me, et che haverebbe consideratione aguello che si fusse dovuto fare. Venne poi venerdì mattina da me et con esso il collonnello Don Baldassar Marrada et il Montagnana,già secretario di Donguglielmo San Clemente [Resident španělský v Praze před Zúňigou.] Si discorse sopra molte cose, e particolarmente sopra il pretesto che pigliava Leopoldo della religione, dalguale si conosceva chiaramente la total ruina di essa, che però era ben fatto, che sapesse il mondo, che aguesti modi così disordinati non acconsentiva [non acconsentiva kopie, v orig. slova tato jsou nečitelná.] Nostro Signore, né il [nel iľ orig.] ré cattolico. Si messe in campo il pericolo evidente nelguale eravamo, che perciò era ben fatto di ritirarsi unitamente, perché daguesto si sarebbe ancora conosciuto, che noi eravamo di volontà contraria; che potevamo farlo, perchégui si trattava di negotii che dovevano essere tra due fratelli, nel che era impossibile interessarsi, essendo sicurissimi, che il ré verrebbe, che digià si cominciava a sentir la fame, perché malamente si trova adesso da viver per necessità non che pergusto.

Io mi restrinsi inguesto che era ben fatto di dimandare audienza a S. M e mettergli in consideratione tuttiguesti mali, a fine che si levasse almanco il pretesto della religione. Piacgue il parer mio egiontamente mandammo i nostri secretarii a dimandarla.

Si vede chiaramente e si conosce da tutti, che il fine è di tuttaguesta soldatesca e de capi loro di far ré de Romani Leopoldo e poi andar in Moravia et Austria et tirar poi alla corona suprema, al che lo va tuttavia imbeverando il ducaguglielmo [Vilém, vévoda bavorský.] dalguale hebbe Sua Altezza lettere lunedì, se bene non ho potuto penetrare il contenuto.

Andorno li secretarii e mentre facevano 1 ambasciata al cameriero maggiore, sopra-ggionsero il langravio [Lantkrabi z Leuchtenberka.] et il signor di Molart iguali dissero, che havevano da parlar al signor Don Baldassare [T. j. Baltazar Zúňiga.] et a me in nome di S. M. Vennero hier mattina e mi dissero, che S. Mhaveva per bene, che io fussi informato diguello che sin adesso era passato, per verità, che perciò io non dovessi credere in contrario diguello che a nome della M S. mi sarebbe stato esposto da loro, e dissero, cheguestagente era venuta contro la sua voluntà; haveva perciò fatto la MS. molti offitii, perché non venissero, proteste et ordini assai serii, come potrebbe mostraregì ordini e le copie delle lettere scritte; che erano venute finalmente congrande suo sentimento, e che sapendo, che volevano mettere a sacco il Clansait, et a fuoco insieme e dar 1 assalto al Ratino et Castello, haveva costretto i Boemi ad unirsi con un decreto, e che 1 unione fusse, che legenti di Possa e di Boemia dovesserogiurar obbedienza a Sua Maestà, la conservatione della sua persona, diguesto regno et i privileggii alii stati et alle provincie unite, come digià era seguito.

Risposi, che ringratiavo SMdella parte che haveva voluto darmi diguesto successo, che se altro mi fusse occorso dopo di haver trattato con il signor Don Baldassare alguale volevano essi trattare, che 1 haverei fatto loro sapere.

Andai hieri verso il tardi dalľ ambasciatore, e fu risoluto di rispondere, che non anda-vanno da loro per non dargli incommodo, sapendoguanto erano occupati, che ne dispiacevanograndementeguesti successi, e che, se altro fusse occorso, haveressimo fatto capo da loro,giudicando bene di non dover sollecitar 1 audienza dalľ imperatore, perché il procurare, che si disarmasse, non era cosa né riuscibile né da domandare, essendo il regno tutto in armi, come pur è vero, et io ľ ho provato, essendomi hoggi stato ammazzato un spenditore, toltogli da 60 tallari et un cavallo assai buono, che era uscito a far provisione per vivere, et molti altri ancora, havendo i villani ordine diguelli di Terra Vecchia ď ammazzare tuttiguelli che escono da Praga a cavallo, che ho poi saputo dopo il fatto. Si può aspettare il ré ancora senza manco.

Proponer che non sia bene servirsi del pretesto della religione, non era più a proposito, havendo fattogiurare 1 osservanza de privileggi, et così si risolse ancora 1 ambasciatore di non far altro. Entrò di nuovo in materia del pericolo della vita nelguale veramente siamo posti, essortandomi a volermi partir seco. Aguesto risposi, che 1 pericolo non 1 ha-veva in consideratione e che non mi partirei, se dovessi lasciarvi mille vite, senza ordine espresso della Stà di Nostro Signore, così siamo rimasti. - Spedisce corriero a Roma et in Spagna, ho voluto perciògodereguesta commodità, non sapendo guello che potrò fare lunedì, perchéguesta settimana non è partita la posta per Vienna, et in Spagna ho scritto a monsignor nuntio alguale ho detto, che caminiamo unitamente insieme 1 ambasciatore et io, affinchè si veda di far pigliargualche risolutione, laguale veramente è più che necessaria, se bene non so uale possa essere. Iddio solo può rimediare aguesti mali et non altri.

Ľ arciduca hieri diede pranso aguesti officiali del regno, et vi fu ancora ľ ambasciatore ď Inghilterra etguello del Palatino del Reno, et si bebbe allegramente.

Mandorno duegiorni sono a nome delľ imperatore per aiuto in Sassonia e dicono che saràgui presto il duca di Tessei [T. j. vévoda Těšínský.] con 2 mila Cosacchi, et 2 mila moschettieri.

Di Praga alii 19 di Febraro 1611

 

Giovanni Battista vescovo di Sarzana.






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