132.

V Praze, 14. února 1611.



Nuncius, Jan biskup Sarzanský, státnímu sekretáři kurie: císař naříkal arciknížeti Leopoldovi na příchod pasovského vojska, Leopold se omlouval nutnosti a vyslanec plukovníka Ramée řekl císaři, že přišli, aby mu zachovali království; zatím češti stavové se připravovali k obraně a dověděvše se v pátek [11. února], že již jsou v Berouně, poslali k císaři nejv. purkrabí a nejv. kancléře se stížnosti; císař hned poslal Hannewalda a Barvitia k Leopoldovi, aby Pasovské obrátil; v sobotu [12. února] se vrátil Leopold se vzkazem, aby češti stavové spojili své vojsko s pasovským, což stavové zamítli; z rozkazu císařova Leopold odpoledne zase jel k vojsku a češti stavové zatím obsadili hrad a v celé Praze konali přípravy k obraně; třem krajům nařízeno, aby hned přitrhli s hotovosti; včera byl v Praze velký strach a několikrát voláno do zbraně, most i brány opatřeny; válečného lidu v městě stále přibývá; Leopold prosil nuncia i španělského vyslance o prostředkováni s českými stavy, byl však odmítnut; dnes žádali Pasovští, aby dostali byty a potravu a aby hrabě Turn se omluvil z urážlivých výroků, což odepřeno; císař jim dal poslat chléb a slíbil 50.000 tolarů, jestliže odtáhnou; došly listy od Matyáše a vévody Brunšvického; stavové vypravili v sobotu k Matyáši poselství.

Orig. vlastnoruční v knihovně Vatikánské: Barberini 6911 fol. 53-56. A tergo adresa kardinálovi Borghese.

Illmo et Revmo signore mio patrone colendissimo!

Intesi poi, che il ragionamento che passò tra S. M et ľarciduca Leopoldo alla presenza de consiglieri secreti, non fu in altro, che in dolersi, che lagente di Possa fusse entrata et havesse fatto progressi nel regno senza consenso et voluntà della M S., accennando, cheguesto fusse seguito per voluntà di S. Azza [Totiž arciknížete Leopolda.] Rispose ľarciduca, che non era entrata né con il consenso di S. M, né suo, ma la causa era in bocca (?) del Labecch (?) mandato dal Rame ilguale lo haveva incaricato, che non dovesse dirlo ad altri, che a S. M istessa; entrò et disse, che era entrato il Rame per conservar il regno a S. Mta et opponersi aguelli che lo volevano occupare et scacciarlo di Praga, havendo scoperto trattato in Tabor et Bodbais a favor del ré, per il che si placò la MS.

Intanto intendendosi, che si andava avvicinandoguellegenti a Praga, i Boemi destinano ancor loro tutte le cose per la difesa, e venerdì mattina si intese, che eragionta a Verona, luogo lontano digua di tre leghe, per il che andorno subito ďordine delli stati il burgravio et ilgran cancelliere [Nejv. purkrabí Adam ze Šternberka, na Bechyni; nejv. kancléř Zdeněk Vojtěch Popel z Lobkovic.] a dolersi con S. M, che contra la sua imperiale parola [Nehledíce k dřívějším slibům císařovým, víme, že ještě 8. února oznamoval nejvyšší purkrabí stavům resoluci císařovu, aby hrabě Sulz hned se vypravil k vojsku pasovskému a obrátil je na Krumlov (srovn. č. 96). Dne 12. února zase vyslovil císař nejvyššímu purkrabí a stavům naději, že lid pasovský se vrátí zpět (srovn. číslo 120.)] fusse venuta lagente, et che essi che havevano fatta relatione di haver apuntato con S. Mtà, che li stati non offenderebberoguellagente, che S. Mtà licentiarebbe, e che per più facilità haverebbono pagato 140 mila talari [Srovn. zprávy o tom v č. 91, 92, 94.] erano in concetto ďhaver fatta relatione falsa e di haverli ingannati. E però subito mandò S. MAneuald [Ondřej Hannewald z Eckersdorfu, cís. tajný rada.] et Baruitio dalľarciduca Leopoldo, che determinasse (?), a fine che subito andasse a far ritornar lagente indietro, poiché il conte di Sulz che pur andò martedì, non haveva potuto operare cosa alcuna.

Partì subito ¾arciduca e ritornò il sabbato mattina e portò, cheguellagente non sarebbe venuta avanti, ognivolta che i Boemi si fussero voluti congiunger con loro per servitio di S. M. Ma non fu accettato il partito,giudicando i Boemi, che il fine fusse di volerli con loro per andar contro il ré ďUngheria. Perciò di ordine di S. M ritornò pur fuori S. Azza [Totiž arcikníže Leopold].il sabbato alle 4, havendo tra tanto messo i Boemi nel castello 300 moschettieri, fatte alcune trincere e condotti fuori dal castello molti pezzi ďartiglieria, con far fare molti corpi diguardia in molti luoghi. Et in Terra Vecchia e Terra Nuova si fecero nuovi preparamenti, ordinando a tre circoli, che subito dovessero venire tutti i villani che sono soliti di venire in caso di bisogno, che saranno più di 15 mila, oltre i nobili et baroni che sono fuori.

Non ritornò ¾arciduca altrimenti, ma si è tratenuto conguellagente con laguale vi sono il conte di Sulz et il conte ïAltam, causa ancor loro diguesti disordini, e si sono avvicinati alla città intorno ad un miglio, dove pur sono ancora adesso.

Hieri si stete ingrandissimo timore, e mi pareva appunto di leggerguelle parole di S. Paolo:,foris pugnae intus timores, intanto che si diede più volte al¾armi, si incatenorno le strade, dove era più pericolo, et in Terra Vecchia si posero al ponte due pezzigrossi, e si chiusero et inbaricorno bene le porte, come ancor in Terra Nuova, e la notte passata si teneva per sicuro, che dovessero venire e che si corresse pericolo di bottino e di sacco. Voleva perguesto il signor ambasciatore di Spagna, che io mi ritirassi in casa sua, come meglio munita della mia, havendo molti soldati spagnuoli. Lo ringratiai, ma non volsi partirmi di casa mia, perché, se bene sono prete, dirò la verità, io non hebbi mai timore alcuno, et ho visto ïhaver fatto meglio, per non metter in scandalogľaltri.

Tuttavia ogni hora crescono legenti, e si tiene, che domani vi debba esser oltre legenti stipendiate et il popolo da 15 mila villani. Non essendoguellagente del Rame in molto numero, hieri il Sermo Leopoldo mandò da me a pregarmi, che io volessi operar con i Boemi a unirsi conguellagente, per schifar i disordini; risposi, che io mi ritrovavo in letto inchiodato dalla podagra, e che,guando bene fussi stato sano, essendo io nuovo inguesta città, non haverei saputo con chi negotiare, esshortando S. Azza ad interponersi con la sua autorità, a fine che il tutto passasseguietamente [Nuncius piše 15. února Zúňigovi (kopie v státním archivu v Simancasu Secretarla de Estado [979], 2497 fol. 12), že Leopold poslal k němu Miraballa (Mirabaldo), a začíná list charakteristickými slovy:,È fornito il primo atto della comedia. Leopold prý mu vzkázal, že tak činí,per honor di Dio, per servitio de tutta la christianità e di sua Mtà insieme e che non poteva far di meno di modo che F habbiano capo dichiarato di sua boèa. Nuncius ho varoval, upozorňuje ho na následky. Srovn.gindely, Rudolf II., kde je nepřesný překlad.] La medesima ambasciata fu fatta alľambasciatore di Spagna ilguale parlò più liberamente, che non voleva avventurar la riputatione del suo ré in negotio disperato.

Hoggi hanno mandatoguelli di fuori a domandar tre cose: chegli siano assegnati alloggiamenti, date vettovaglie, che il conte della Torre [Hrabě Mat. Turn.], che parlava male di loro, uscisse fuori a farne ľemenda.gľè stato risposto, che non vogliono dargli cosa alcuna né assignarli posto, e che il conte anderà a corpo a corpo et con essercito a dar conto di lui.

È vero, che hoggi S. Mha ordinato, chegli sia mandato pane, solamente perché possino vivere, e si è risoluto di darli 50 mila talari, se vorranno partirsi per Cremaos, per aspettar ¾ordine di S. M et per esser licentiati. Hanno rimandato dentro con nuovo partito ilguale sin adesso non ho potuto sapere, e se lo saperò, prima che parta ¾ordinario, subito ne darò conto.

Giunsero lettere dal ré hoggi e del duca di Bransuich nelleguali dimostrava S. M desiderio non solo diguiete, ma ancora di esser osseguentissimo a S. M ces. allaguale non haveva risposto, aspettando prima la risolutione de Moravi, e che perciò,guando si licentianoguestegenti, haverebbe caminato con ¾istessa voluntà, il che viene confirmato dal sudetto duca [Listu Matyášova, v němž odpovídá cisaři, a který by byl mohl 14. února dojiti do Prahy, jsem se nedopátral. Vévoda Jindřich Julius Brunšvický psal cisaři z Vídně 12. února v záležitostech brunšvických. List ten mohl býti v Praze 14. února.]

Al ré mandorno sabbato i Boemi il Bolestano [T. j. Adam ml. z Valdštejna.] cavallerizzo maggiore di Sua Maestà, et il conte ïOlach [T. j. Jiří Fridrich hrabě z Hohenlohe.] cavaliero principale, conguattro altri a pregar S. M a non voler entrar nel regnol [Viz instrukci vyslanců k Matyášovi z 11. února pod č. 112.] con ordine perguello, che mi è stato detto, di protestare in ogni caso; ma altri vogliono, che vi sia secreta intelligenza di chiamarlo, il che non credo.

Ľarciduca tuttavia si trattiene conguellagente, il che da che dire non poco, et i Boemi lo sentono molto male.

È hormai hora di mandar le lettere alla posta, ho mandato il secretario dalgran cancellierel [Zdeněk Vojt. Popel z Lobkovic.] per havergualche cosa di più, mi ha riportato adesso, che le cose stanno ne termini medesimi, e che i Boemi sono risolutissimi di non voler in modo alcuno lasciar entrarguestegenti, e più presto lasciarvi la vita; le moglie piangono amaramente. Iddio perdoni a chi è causa di tanto male

Di Praga alii 14 di febraro 1611....

 

Giovanni Battista vescovo di Sarzana.






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